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The Unknown Pleasure: Semplicemente Nick Hakim

Una pagina Word completamente vuota, un caffè e una giornata piovosa in cui me la sono presa particolarmente comoda. 

Da giorni sto cercando ormai di racimolare idee per un nuovo articolo, ma puntualmente ogni volta sembra che io abbia esaurito la musica da ascoltare. 

Ho chiesto dunque ad una amica di consigliarmi un paio di artisti.

Digito quindi uno dei due nomi, Nick Hakim, su you tube. 

Il primo risultato è Nick Hakim: NPR MUSIC TINY DESK CONCERT.

Decido allora di ascoltare questo live. 

La musica parte 

Non prenderò appunti dato che mi sono imposto di non pensare

Praticamente 14:19 minuti di viaggio, in atmosfere che miscelano soul a tinture leggermente psichedeliche

Un sottofondo perfetto per una giornata imperfetta

Incuriosito, inizio ad informarmi meglio su questo musicista d’oltre oceano.

Il nostro artista arriva da Brooklyn,New York, anche se il padre è di origine Peruviana, mentre la madre Cilena

Ha rilasciato sul mercato ad ora soltanto un paio di Ep (Where will we Go part I e part II,2014) e un album (Green Twins,2017), dopo una esperienza negli Onyx Collective. 

Attualmente è in procinto di pubblicare il secondo disco: WILL THIS MAKE ME GOOD che è stato anticipato dai singoli QADIR e Crumpy rilasciati tra Marzo e Aprile 2020. Laureatosi al Berklee College of music, appare come un musicista attento e preparato in tutte le sue produzioni, ma che non si dimentica di utilizzare la tecnica e le nozioni come strumento per incanalare l’emozione nuda e cruda. Il sound di questo artista rimanda sicuramente ad artisti quali Shuggie Otis e Marvin Gaye, il tutto specialmente nel disco Green Twins, condito anche da spruzzatine di Hip hop e psichedelia

Le sue liriche risultano appassionate, appassionanti e dolenti. Un conforto mai del tutto confortevole, che ti lascia una sensazione di dejavu quando analizzi quel che scrive. Come se tu per primo, avessi vissuto in quel mondo di cui sta raccontando. Vorrei soffermarmi un’attimo sul brano Bet she looks like you, estratto da Green Twins, l’atmosfera sognante di questo brano riprende perfettamente le sensazioni che ci lasciano le parole

“My veins are the roots of this tree 
I would die inside if you ever stopped the dreaming[..]

If there’s a God 
I wonder what she looks like 
I bet she looks like you
” 

Racconta di come ci si può perdere dentro a qualcuno, fino a farlo diventare il centro del nostro universo.L’ascoltatore arriva totalmente ad identificarsi con questo tipo di sentimento.

La sua voce suona disperata in questo bellissimo brano, ed interpreta a pieno il significato di queste semplici parole, come se questo fosse l’unico modo che ha per esprimersi. L’unico modo per far uscire il suo vero io.

Per quanto riguarda il nuovo disco, come già detto nelle righe precedenti, è stato anticipato da due singoli.

QADIR, uscito il 31 marzo, è un singolo nostalgico che apre con una batteria che si miscela perfettamente a percussioni tribali, ripetitive e scandite. Un tappeto di sintetizzatori suona accordi di settimana che avvolgenti guidano l’ascoltatore verso una dimensione onirica. 

Effetti di echo e doubler donano alla voce di Hakim un certo gusto retrò, un tocco di psichedelia che richiama le atmosfere di Green Twins, ma senza far si che l’artista copi se stesso. 

Le parole fluttuano sopra gli strumenti ma nonostante ciò risultano essere scandite con particolare cura incastrandosi perfettamente con le percussioni, che assieme alle voci sono l’elemento caratterizzante di questo brano. 

Oh we have fallen
As a whole
And we’re sinking
Down a hole

Without thinking
About our loved ones
Who might be shrinking
Into a sunken space[…]

Qadir, oh I miss you dearly
What did you plant in your mother’s garden?”

Le liriche di questa traccia sono una poesia bellissima. Una confessione al mondo, una lettera ad un amico ed una critica alla società moderna.

Il brano cresce, fino a quando dei cori che strizzano l’occhio al gospel non fanno capolino e vanno a fondersi con degli archi. 

Questo traccia nonostante non abbia cambi particolari di dinamica o armonia risulta essere tutt’altro che monotona proprio grazie a questa interazione continua tra la Lead vocals, i cori e l’orchestrazione.  

Crumpy, uscita soltanto il 21 Aprile, è invece una tela dipinta da colori suadenti.

Sussurri che vengono sovrastati, da una chitarra molto essenziale: Inizia così, molto semplicemente.

A circa 20 secondi dall’inizio di questa canzone si aggiunge una batteria di stampo anni ’60, estremamente elegante, funzionale e minimale. 

Anche in questo caso Hakim gioca con le sue voci, armonizzando e donando corpo al pezzo, senza però eccedere mai nel tecnicismo sfrontato. 

Particolarmente accattivante il registro grave di Nick in questa traccia che si dimostra essere caldo, confidenziale e vellutato. 

Un brano essenziale, dove si gioca ad utilizzare gli strumenti per creare piccole dissonanze, che smuovono bruscamente l’emozione di chi lo ascolta. Si sente molto la mano di Mac De Marco sulle chitarre di questa produzione, perfetto e imperfetto che si fondono.

Ci aspettiamo grandi cose da questo disco. 

Mettetevi comodi, 

Buon ascolto.

-F.L.

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