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The Unknown Pleasure: Teen Angst

Siamo impegnati per tutta la nostra vita a creare, distruggere, creare ancora e così via, in particolare questo circolo continuo avviene durante la nostra adolescenza.

È un periodo di grandissimi cambiamenti, sia fisici ma soprattutto emotivi ed intellettivi

Siamo un po’ tutti il risultato della somma di esperienze e contatti che abbiamo avuto durante questo periodo e molti degli schemi e dei metodi che siamo riusciti a creare durante questo lasso di tempo sono quelli a cui, anche da adulti, facciamo riferimento. 

Ciò che intendo con la parola contatti non sono solamente ed esclusivamente le relazioni interpersonali. 

Con Contatto intendo anche e soprattutto quel tipo di interazione che possiamo avere con qualcosa che amiamo, con una nostra passione ad esempio. 

C’è una sorta di costante tra i Contatti di cui sto parlando, ovviamente mi riferisco alla musica

Davanti ad un bicchiere di vino in un pomeriggio un po’ spento ho iniziato a buttar giù bozze sul mio smartphone cercando di trovare una risposta al perché la musica sia così importante durante il periodo dell’adolescenza. 

Sicuramente, in prima analisi notiamo come la musica abbia un ruolo di aggregazione sociale.

Per quel che mi riguarda finivo spesso a parlare con i miei coetanei o compagni di scuola dell’ultimo singolo uscito di un dato artista piuttosto che a parlare di quei dischi che avevano fatto la storia. 

Finivo spesso a riascoltare la stessa traccia più volte analizzandola, pezzo per pezzo. Cercavamo di estrapolare i suoni, i colori. Cercavamo di capirne l’essenza.

Ci rende per così dire più forti, è una sorta di passe-partout sociale che ci permette il più delle volte di poterci unire ad un branco. Questo porta a sentirci meno soli, meno vulnerabili.

Credo che vulnerabili sia la parola chiave per descrivere gli adolescenti

Abbiamo avuto tutti paura durante quel periodo, dato che stavamo mettendoci, per la prima volta, davvero in discussione con il resto del mondo. 

Nel momento in cui ti approcci al mondo, specie nella società di oggi, si crea automaticamente una sorta di ansia da prestazione generale da cui devi assolutamente evadere. 

Ed ecco che nuovamente la musica ti viene in soccorso.

Ci permette di staccare la testa per la durata di un intero disco, o anche solamente di un brano. 

Per quei 3 minuti sei da un’altra parte, le strumentali ti cullano e le parole ti fanno riflettere.

Ti permettono di scaricare la rabbia, la frustrazione, l’incazzatura.

Se controllate sul dizionario, sicuramente tra i sinonimi di adolescente troverete la parola incazzato.

È un momento di transizione in cui ti ritrovi ad avercela con il mondo, con tua sorella, con i tuoi genitori, con la tua ex, con i tuoi amici e a volte perfino con te stesso, senza un valido e reale motivo. 

La musica ti permette di andare fino in fondo, di scaricarti di lacerare il velo facendoti vedere la vita per come è o per come vorresti che fossi. 

Ti dona speranza, ti dona ambizione. 

Suppongo che sia per questo che generi quali il punk, il grunge e più recentemente la trap abbiano avuto così tanta facilità di diffusione. 

Sono gli strumenti perfetti per incanalare le proprie frustrazioni. 

Offrono un’immediatezza di ascolto e di esecuzione che non ha eguali.

Con delle conoscenze musicali di base, neanche troppo solide, hai la capacità di buttare fuori tutto quello che trattieni dentro.

Di sentirti compreso da chi trova le tue stesse difficoltà, modellando suoni o utilizzando una certa estetica di parole. 

Un disco che ha segnato profondamente la prima parte della mia adolescenza è stato sicuramente Americana dei The Offspring. 

Disco che era uscito il 7 novembre del 1998 e che circa dieci anni dopo dalla sua uscita è capitato nelle mie mani. 

Un disco essenzialmente orecchiabile, un punk rock melodico con cui un qualsiasi quattordicenne che ha da poco preso in mano una chitarra può interfacciarsi facilmente, basti pensare a Pretty fly for a white guy o Have you ever. Va però fatto notare che in un disco come questo non mancano pezzi dal significato più profondo come The kids aren’t alright

Il brano scritto da Dexter Holland, voce e chitarra del gruppo, racconta di come alcuni amici d’infanzia siano rimasti colpiti da eventi spiacevoli, del loro incontro con la droga e di come alcuni di loro siano rimasti vittime di nevrosi depressive che li hanno portati di conseguenza ad essere vittime di se stessi e a perdersi per sempre, a perdersi nel niente.

In generale credo che Americana rappresenti uno di quei dischi dove l’adolescenza e la post adolescenza vengono raccontate, analizzate ed esorcizzate. 

Ed è questo il motivo per il quali, al di là delle melodie accattivanti e dei  ritmi incalzanti, questo è il disco con cui la band di Orange County si è fatta conoscere al pubblico mainstream. 

Un disco che ti smuove, che ti incita ma che allo stesso tempo è li per cullarti.

Mettetevi comodi,

Buon Ascolto

-F.L.

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