Cristiano Godano, Mi ero perso il cuore
Mi ero perso il cuore è il primo album da solista di Cristiano Godano e queste sono alcune nostre riflessioni a riguardo.
Chi ci segue sa quanto siamo legati alla scena indipendente italiana. In particolare, nel caso non si fosse già capito, i Marlene Kuntz rappresentano per me uno dei gruppi della vita. Una di quelle band che, nonostante tutto, ti porti sempre dentro.
Quindi, nel momento in cui ho saputo dell’uscita di Mi ero perso il cuore, primo disco da solita di Cristiano Godano – frontman dei Marlene – mi sono naturalmente incuriosito. Prima di ascoltare i brani mi ero anche interrogato su un eventuale stile à la Marlene, dandomi persino una risposta articolata che si può riassumere in un banale no. E, in effetti, così è stato.
Nonostante, sia chiaro, il richiamo ai Marlene ci sia – d’altronde le canzoni le scrive lui – scordatevi chitarre elettriche, noise, urla, rumori, dolore, schianti di latte, fragori, albori di guerre universali, scontri nel mare, eccetera. Godano, infatti, dopo essersi dilettato nella scrittura del libro Nuotando nell’aria ha trasferito – finalmente! – la sua vena poetica e cantautorale all’interno di Mi ero perso il cuore.
Qualcosa di diverso
Per chi conosce i Marlene, giusto per fare un parallelo, stiamo parlando di testi più simili a Bianco Sporco e Senza Peso. Dove elucubrazioni e digressioni si uniscono a manierismi letterari che, questa volta, trovano riscontro in una delicata ed elegante chitarra acustica, piuttosto che in una feroce chitarra distorta. Non è, comunque, un album acustico chitarra voce. Ci sono, infatti, altri strumenti, tutti suonati da old buddies del buon Cristiano. Sì, perché oltre a Gianni Maroccolo che ha di fatto plasmato i Marlene, abbiamo Luca Rossi e Simone Filippi – ex Ustmamò – con il Maestro Enrico Gabrielli – ne abbiamo parlato qui! – ad occuparsi di archi, fiati e finezze musicali in generale.
Una formazione classica, insomma, per un progetto che però rappresenta un inedito nella carriera di Godano. Che prima d’ora non si era praticamente mai allontanato dai Marlene, se non per concerti live e showcase letterari.
Per quanto riguarda i brani e lo stile, come dicevo, siamo di fronte ad un lavoro cantautorale in pieno stile italiano. Ma comunque molto poco italiano, cit. La voce e le parole di Cristiano, che affrontano i temi più disparati non senza momenti di pathos e profondità invidiabili, si uniscono a ritmi e suoni placidi e riflessivi. La batteria stessa, ad esempio, è spazzolata il più delle volte, lasciando spazio, appunto, alla voce e alle parole di Godano.
Proprio questo, secondo me, è il punto di questo album: le parole di Cristiano. Dopo aver passato una vita – in termini musicali – a dar voce alla rabbia e alla furia dei Marlene, pur con attimi di vera poesia, Cristiano ha deciso di percorrere una strada diversa dove le parole – le sue parole – sono il vero centro del tutto.
Non fraintendetemi, però, perché dal punto di vista musicale Mi ero perso il cuore rappresenta comunque un ottimo lavoro con diverse sorprese dal punto di vista armonico già a partire dal singolo, molto azzeccato, Ti voglio dire. Inoltre, trovano anche spazio delle soluzioni inedite per il cantautore, sempre dal punto di vista sonoro. Ascoltando, ad esempio, Panico risulta evidente una piccola escursione nel jazz, territorio fino ad ora inesplorato da Cristiano. Il richiamo a Bob Dylan, poi, è fin troppo chiaro.

Conclusioni
Insomma, Mi ero perso il cuore, rappresenta, a mio modo di vedere, la realizzazione di un artista completo che dopo anni di rumore decide di continuare a far sentire la sua voce ma dando libero sfogo alla sua voglia di poesia.
Mi ero perso il cuore è un album elegante, profondo nei temi e nello stile che merita di essere ascoltato dai fan dei Marlene e non solo. Perché tutti, e dico tutti, almeno una volta dovrebbero ascoltare cosa ha da dire Cristiano Godano.
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