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Le sorelle Lisbon profumano di Teen Spirit

Le sorelle Lisbon come simbolo dell’adolescenza

Hanno un’età compresa tra i tredici e i diciassette anni (un passo dopo la pubertà, un passo prima della maggiore età). Sono cresciute a pizza congelata e puritanesimo. I seni appena sbocciati gridano per emergere dai rigorosi abiti in cui sono infagottate. Hanno i visi puliti e i lunghi capelli biondi delle brave ragazze d’America. Le sorelle Lisbon profumano di Teen Spirit. Però sono perennemente chiuse in casa, cosa che le fa sembrare praticamente già condannate alla tomba. Da chi? Da una società radicata nel perbenismo e nella moralità bigotta, che le lascia lentamente marcire come lascia lentamente marcire se stessa.

Ma non ci riuscirà. In realtà le sorelle Lisbon restano come ossessioni bellissime nelle menti dei ragazzini del quartiere, che passano infiniti pomeriggi a attendere di intravedere un loro frammento dietro i vetri delle finestre. Catturano avidamente nel corridoio di scuola il misterioso e seducente aroma del loro shampoo per capelli, il luccicare del rossetto che di nascosto le ragazze applicano goffamente sulle labbra, la castità violata delle loro mutande bianche su cui campeggiano nomi maschili a pennarello. Una bomba atomica sensoriale fatta di aromi dolciastri e sensualità ingenua che si propaga da ogni pagina.

Una “tender age in bloom” profumata di quel Teen Spirit (un deodorante, o un inno generazionale) che esplode e ribolle di rabbia nell’album che ha consacrato i Nirvana. E la voce più graffiante, esplosiva e dolorosa degli anni Novanta: quella di Kurt Cobain.

Nevermind: perdere una innocenza mai avuta

Non è un caso se Le Vergini suicide, il romanzo d’esordio di Jeffrey Eugenides, pur ambientato negli anni Settanta, viene scritto e pubblicato nel 1993: l’America è disagio sociale e desiderio di ribellione. Dilagano il grunge, le chitarre distorte, i maglioni troppo grandi e l’eroina. Cobain, con la sua furia straziante, diventa il simbolo di quella generazione che sta morendo soffocata all’interno di case rispettabili in quartieri rispettabili tutti uguali. Per questo le sorelle Lisbon profumano di Teen Spirit: sono figlie di una realtà che si sente imputridire nello stesso sogno che ha alimentato per così tanto tempo. 

Nella devastante solitudine di Lithium (I’m so happy, because today I’ve found my friends, they are in my head) risuona la voce le sorelle recluse. In questo futuro cupo, avvilente, si perde ogni voglia di crescere. Forse è meglio rimanere così, senza mai dimenticare l’amore , la musica, il sesso, i segreti, i balli della scuola. Senza mai davvero realizzare che quello che si aspettavano dal mondo fuori non esiste davvero.

Tra ragazzi si parlano a sguardi, come tutti i ragazzi innamorati (loro sì, innamorati davvero, dipendenti dall’amore, come in Drain You), a gesti, a musica. Con i dischi, si trasmettono le parole che non hanno il permesso di dire: “Anche se la voce che ci arrivava non era la loro, la canzone evocava come per magia la loro immagine, più vivida che mai.” 

Sopravvivere a tutto questo

Tra le pagine di questo libro, si muovono con dolcezza ancora infantile quasi adulti insicuri, fragili, impacciati, goffi. Coscienti, d’altra parte, della bellezza di quello che sono. Come Lux, che potrebbe essere uscita dal riff iniziale di Come as you are: “Strascicava i piedi come se fosse scalza perfino con le scarpe comode che portava a scuola, e gli abiti sformati scelti dalla signora Lisbon non facevano che accrescere il suo fascino, come se dopo essersi spogliata Lux avesse infilato la prima cosa che le era capitata sottomano.” Hanno la stessa grazia scomposta delle melodie di Nevermind, quasi motivetti da canticchiare a mezza voce, quasi con spensieratezza. Non fosse per la disillusione dei testi, per la consapevolezza, per la mascella che ti si serra spontaneamente alla seconda strofa.

Poi però arrivano le esplosioni di batteria, le chitarre distorte e i rimandi punk di Breed o Territorial Pissing. La Generazione X si scaglia contro i vetri di casa Lisbon, per lasciarvi l’alone indelebile del loro sopravvivere a tutto questo. Anche alla tragica morte del loro leader, suicida come suicide sono le vergini, consacrate a una santità laica dalla loro eterna adolescenza, dal loro eterno rifiuto di diventare grandi, ridimensionarsi, adeguarsi alla massa. A noi hanno lasciato addosso il profumo inconfondibile del loro Teen Spirit.

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