Sogno l’amore, pagine di Diario
Questa è una mia pagina di diario, datata a novembre di quest’anno.
Ascoltando Sogno l’amore di Andrea Laszlo De Simone, mi sono ritrovata fin troppo bene a ricordare come mi sono sentita la prima volta che l’ho ascoltata. Un ricordo che mi viene in soccorso, in questo momento. Un brano distruttivo, ma salvifico.
Molte cose dovevano ancora succedere, ma la musica ha quel potere di catapultarti nel passato, nel futuro e quasi mai nel momento presente. È tutto legato a un ricordo. Così non ho fatto altro che riportare il momento come se stesse capitando di nuovo.
Camminare è un’attività che porta sempre consiglio e qualche momentaneo sospiro di sollievo.
Lo so perché è proprio camminando a passo svelto verso una meta sconosciuta, che ho capito cosa stava succedendo. Ogni passo, dal più indeciso al più determinato mi ha detto la verità, proprio quella che non ho mai voluto ascoltare.
Quando percepisci quel senso di vuoto a un pensiero mai ascoltato, c’è poco che tu possa fare se non desistere. Arrendersi ogni tanto è un atto d’amore, di tregua. Opporsi a immaginare un epilogo diverso può essere talvolta una leggera violenza involontaria.
Sono in centro, e ogni angolo della città osservato con la mia più completa disillusione ha un aspetto diverso. Tutto mi parla anche troppo bene di te o meglio, dell’idea che ho della tua persona.
Nessuno dei due ha sbagliato, anche se io non smetterò mai di assumermi colpe che non mi appartengono. C’è il semaforo giallo, di solito non attraverso mai finchè non diventa rosso, eppure mi sono sentita di correre, dopo quella piccola corsa sento una lacrima bloccarsi all’interno del mio occhio destro. Mi si ferma in viso, non la lascio scendere non le permetto di esplodere.
Non mi hai mai promesso niente e non ti ringrazierò mai abbastanza per questo. Ora sono qui che cammino e ho a che fare con tutto ciò che non ho avuto l’opportunità di darti. Di promesse io, te ne avrei fatte anche troppe.
Giro per negozi, tocco stoffe, provo cappelli. Non mi dimentico però di quella pesantezza, la sento ancora troppo viva sul petto. Mentre sono seduta in un bar, entra un ragazzo con tua stessa sciarpa, proprio quella che abbiamo in comune e che non sapremo mai di custodire entrambi. Bevo l’ultimo sorso del mio caffè, che con i pensieri ha perso sapore , pago e me ne vado senza rimanere un minuto di più. Lo lascio lì quel ricordo.
Mi ci devo abituare, da qualche parte dovrò pur lasciarti. Non posso continuare a camminare per trovare il posto giusto per dimenticarti. Temporeggiare fa troppo male.
“Non c’è nessuno, ho amato un’ombra” canta Andrea in cuffia, ed è proprio lì che mi sento presa sul vivo.
Ha reso concreto un sentimento, un pensiero che ho fatto di tutto per non ascoltarlo.
Quell’ombra è sempre stata vicino a me, senza sconti senza lasciarmi via d’uscita. Non ho mai avuto il coraggio di farla sparire. Ed è ciò che sei diventato: un ostacolo da scavalcare, un qualcosa da evitare per non soffrire.
Mentre gioco con il filo delle cuffie mi chiedo se sia giusto tutto questo.
Passa tanto tempo, tante energie e poi quel sentimento dove va a finire se non lo puoi donare a nessuno?
Finisce dentro di me, ma sento che non basta che ho bisogno di darlo a qualcuno.
Intanto si fa sera, le macchine vanno più veloci e il freddo mi entra nelle ossa ,oltrepassando i vari strati di stoffa che ricoprono un corpo che aspetta di cadere alla prima possibilità.
“Sogno l’amore” quello che non ho fatto, quello che non vuoi e quello che non ho mai avuto l’occasione di darti.
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