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Balthazar – SAND

Tra Illusione e speranza

Il 26 febbraio 2021 è uscito SAND, ultimo e attesissimo album dei Balthazar.

Due anni dopo Fever, tornano con un freschissimo album che era già stato anticipato con l’uscita di tre brani tra il 2020 e l’inizio del 2021 (On a Roll, You won’t come around, Losers).

Il gruppo Belga è composto da Maarten Devoldere (voce, chitarra) ,  Jinte Deprez (voce chitarra) Simon Casier (chitarra basso) , Michiel Balcaen (batteria) e Tijs Delbeke (tastiera, violino, chitarra, trombone). Il motivo per il quale ho deciso di elencare tutti i componenti è per introdurre una caratteristica particolare di questo gruppo : ovvero i loro Side projects. Presentano un’altra parte delle loro personalità che viene poi condensata nel progetto Balthazar. In ordine di elenco abbiamo il progetto di Maarten Devoldere con Sylvie Kresuch, chiamato Warhaus con atmosfere eleganti e misteriose ( anche caratteristica degli stessi componenti oltre che della loro musica), poi abbiamo il progetto di Jinte Deprez ossia  J.Bernardt un esplosione di ritmo e colori e infine la parte più malinconica  nel progetto di Simon Casier Zimmerman.

SAND

Ma tornando al loro nuovo album come Balthazar, SAND composto da 11  brani è un viaggio tra illusione e speranza. Con il primo brano Moment , inizia un cammino a passo veloce verso un illusione di cui non si riconosce l’epilogo. Forse la voglia di viverla, o di sbarazzarsene. Una corsa di fretta contro un tempo che vuole dare vita solo alle soluzioni più crude, che lasciano meno spazio all’immaginazione. Il motto di questo inizio è “Free your Mind!”, un liberarsi dalla costrizione della verità.

È possibile dividere questo percorso in tre fasi : una prima fase di corsa sfrenata verso l’impossibile, una seconda fase di sosta e accettazione, e un’ultima fase che lotta tra quella corsa sfrenata e quella calma.

I ritmi si mantengono vivi fino al brano On a Roll, ma  nel  primo blocco da I Want you a Linger on, una calma apparente ritorna. Un rivedere il percorso precedente, proprio come quando si parte troppo veloci.

Un guardarsi indietro, intorno. L’illusione non è interrotta, è presente in tutto il percorso ma in questo blocco sembra più evidente un ritorno di colpe passate. Situazioni che hanno permesso quell’illusione, un groviglio di ripensamenti.

Quella voglia di correre ritorna persistente in Hourglass settimo brano dell’album che apre la terza e ultima parte del disco. C’è una voglia di non perdersi, perché forse quell’illusione comincia a non essere più negativa, ma finisce per diventare speranza. Si crea quella sicurezza innata, interiore che le cose andranno nel modo più inaspettato e improbabile. Fino all’ultimo brano Powerless, è un’alternare tra queste due dimensioni, la fretta della speranza e la calma apparente dell’illusione.

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