Sanremo 2021, aria di rivoluzione?
Giovani speranze
Si è appena conclusa la 71esima edizione del festival di Sanremo, un’edizione particolare che ha visto molti cambiamenti, c’è aria di rivoluzione?
Nonostante le varie polemiche che sono state tirate in ballo, l’intento di questo articolo è di osservare con sensibilità alcuni degli avvenimenti accaduti.
Per cui, se avete cominciato a leggere aspettandovi delle pagelle o giudizi fin troppo leggeri e spietati per artisti che ci hanno messo tutti loro stessi, siete nel posto sbagliato.
Detto questo, la prima cosa che salta immediatamente all’occhio è il periodo in cui questo festival si è svolto. È passato esattamente un anno dall’inizio di una pandemia che ancora non ha fine e non si sa quando ci lascerà (si spera sempre il prima possibile). Portare avanti uno spettacolo così grande e prestigioso, che ha costruito le basi della nostra cultura, non è mai stato così difficile.
Difficoltà che è stata lenita dalla musica, ricoprendo la sua funzione originaria cioè quella salvifica.
Si è percepita la difficoltà, la paura di non farcela. Nonostante ciò, giorno per giorno, si è andati sempre avanti verso un obiettivo comune che tutti sentiamo vicino : quello di ricominciare.
La rinascita si è vista nella carica emotiva degli artisti, dei presentatori e di tutti i creativi e lavoratori che hanno reso possibile tutto questo.
È tutt’altro che un fallimento. Anzi, siamo forse di fronte ad una rivoluzione per Sanremo o per l’Italia tutta?
Scontro generazionale
In ordine – Madame, Fasma , Fulminacci e Gaia. alcuni dei giovanissimi che si sono esibiti sul palco dell’Ariston.
Un altro aspetto da tener d’occhio è lo scontro generazionale avvenuto quest’anno.
La maggior parte dei partecipanti è su quel palco per la prima o seconda volta, dimostrando di portare un’ondata di freschezza e novità in un mondo che è sempre troppo attaccato ai ricordi.
Spesso si ha paura del cambiamento o dello svecchiamento in questo caso, ma questo presupposto può solo che dare coraggio a tutti quei ragazzi e ragazze che sono stati all’ascolto. Giovani con un cuore, un’anima. Per troppo tempo dimenticati e sottovalutati, con questa edizione c’è stata possibilità di riscatto.
La rivoluzione floreale
Oltre allo scontro generazionale, un’altra novità da mettere in risalto è la questione dei fiori. Portata alla luce da Francesca Michielin alla fine della sua esibizione con Fedez è diventato un passaparola anche per gli altri artisti che si sono esibiti.
Il passaggio del mazzo di fiori da parte di Victoria e dei
Måneskin a Manuel Agnelli, al termine di una trascinante versione di Amandoti dei CCP.
Una novità che nel 2021 non dovrebbe più essere una novità, ma è bene che si parta anche da questo verso la parità di genere.
Il primo passaggio dei fiori da parte di Francesca Michielin verso Fedez al termine della loro esibizione nella terza serata del Festival.
Tante sono state, poi, le occasioni in cui si è rivolto un pensiero per il mondo dello spettacolo ormai fermo da troppo tempo. Tra esibizioni dei cantanti in gara, monologhi, la crisi che stiamo ancora attraversando fa male al cuore.
Non solo per il lavoro che manca, ma per un bisogno di arte e di sollievo che solo lei sa generare in ognuno di noi.
La possibilità che c’è stata ha permesso ai creativi di esprimersi attraverso le performance degli artisti creando scenari che per molti sono stati invisibili, ma che invece hanno acceso le speranze di molte persone.
I costumi creati appositamente per gli artisti, le scenografie, le luci, la potenza dell’orchestra sono state il vestito che un palco vorrebbe indossare per sempre.
Lo Stato Sociale nella seconda serata delle cover , con la partecipazione di Emanula Fanelli e Francesco Pannofino, hanno fatto una performance dedicata ai lavoratori dello spettacolo , sulle note di Niente è per Sempre degli Afterhours.
Aria di rivoluzione a Sanremo
Il pregiudizio è una prigione, il giudizio è la condanna
Queste le parole pronunciate e scritte da Achille Lauro per la rappresentazione del terzo dei cinque quadri presentati ogni sera.
Particolare della terza rappresentazione. Achille Lauro canta con Emma Marrone una versione speciale del suo brano Penelope.
Una frase che racchiude il fiume di pregiudizi verso il nuovo, l’ignoto e il diverso.
Un inno alla libertà di essere, perché essere è già una fortuna e che forse chi non è nella propria vita attacca solo chi è e non ha paura di essere.
Ognuno di noi è unico nel suo genere, in ogni forma. L’unicità non va nascosta in un cassetto con timore e rassegnazione. Non va chiusa in una gabbia per poi lasciarla deteriorare. Va condivisa, capita e preservata.
Questa frase è il riassunto di un mondo che ancora non capisce chi ha il coraggio di essere.
Una delle scene più significative dell’ultima serata. Ultimo quadro con una toccante rappresentazione del brano C’est La Vie.
Siamo diversi da loro
La gioia dei Måneskin, vincitori di Sanremo 2021
Queste sono le parole dei Måneskin nel loro brano Zitti e Buoni portato per la gara Sanremese. Sono loro i vincitori di questa edizione del Festival.
Alla loro prima partecipazione portano con sé una vittoria significativa e simbolica, che ci rende partecipi di una speranza verso un mondo più aperto e meno conservatore.
Si sono fatti strada nella tortuosa via dei pregiudizi, uscendone vincitori, non solo per la potenza della loro musica, ma per la reale volontà che da sempre li ha visti portavoce di tematiche troppo spesso ignorate dalla società.
Attraverso il loro stile hanno creato un personalissimo mezzo d’espressione, un linguaggio che va totalmente oltre le apparenze. Un codice che li rappresenta alla perfezione e fa sentire chi li segue rappresentati.
Un modo di raccontare se stessi del tutto unico, volto all’identificazione per chi come loro per molto tempo non si è sentito compreso o accettato.
Zitti e Buoni è il brano con cui i Måneskin hanno vinto Sanremo 2021
Ha vinto la gioventù e tutto ciò che si porta con sé : esuberanza, vivacità, sensibilità, fragilità. Un talento limpido che si racchiude in un concentrato di energia, un monito per chi come loro vuole realizzare un sogno e vuole fare la differenza.
Tagliano i contatti con il passato e la tradizione del Festival, ma lasciano su quel palco la forza di un sogno e possibilità di farlo divenire realtà.
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