GOLD MASS: la fisica del suono; intervista
GOLD MASS è il progetto tra l’elettronica e il cantautorato di Emanuela Ligarò. Dopo il successo internazionale ricevuto col disco d’esordio Transitions, uscito nel 2019, GOLD MASS ha annunciato un nuovo EP dal titolo SAFE e pubblica un nuovo brano inedito intitolato SPACE.
Per dare altre due coordinate a chi ci legge: nel 2020, quando è stato possibile, ha suonato in occasione del festival Paesaggi Sonori in una bellissima cornice offerta sia dal sorgere del sole (letteralmente), sia dal suggestivo trabocco Sasso della Cajana situato a Vallevò, in provincia di Chieti; mentre a inizio 2021 si è esibita all’Eurosonic di Groningen, selezionata tra i migliori talenti emergenti europei, in una cornice anche qui molto suggestiva, però ahimè, senza pubblico; qualcuno direbbe: zeitgeist.
In occasione dell’uscita dell’ultimo singolo abbiamo fatto quattro chiacchiere con l’artista a proposito del suo legame con la musica elettronica e col suono, inteso come fenomeno fisico in attesa; sulle sue scelte relative al suo percorso professionale nella musica e, ovviamente, sugli ultimi brani pubblicati.
Prima di tutto: come stai?
Che bella domanda questa! Sto bene, sto molto bene grazie. Sto lavorando molto e questo non può che essere un bene. Il progetto GOLD MASS cresce di conseguenza e così anche l’impegno e la gratificazione. Sono entusiasta del nuovo disco e impaziente di aspettare che venga finalmente alla luce in forma completa!
Da alcune tue precedenti interviste rilasciate in occasione dell’uscita di TRANSITIONS, ho letto che il tuo background in ambito musicale è composto sia dal piano classico, studiato da bambina, sia da ascolti maturati crescendo: dal cantautorato americano, al prog, fino ad arrivare al trip-hop inglese. Inoltre, spulciando il tuo profilo Spotify, mi sono anche imbattuto in una playlist in cui spiccano fra gli altri Burial, Fourtet, Gold Panda ed Amon Tobin. C’è stato un momento particolare in cui hai capito che la musica elettronica poteva essere il miglior mezzo con cui esprimere la tua arte o è stato un approdo spontaneo dovuto agli ascolti?
La storia di ascolti che ogni artista si porta dietro, lo definisce con una buona approssimazione. Siamo quello che abbiamo ascoltato, che ascoltiamo e che ascolteremo. Ogni musica che abbiamo scelto in passato, ha costruito il nostro gusto e influenza gli ascolti presenti e quello che creiamo in fase di scrittura. Nel mio caso, riesco a ritrovare influenze anche molto lontane in quello che scrivo e mi sorprendo di come alcune canzoni abbiano lasciato un seme che inconsapevolmente riaffiora in un contesto completamente diverso. La musica elettronica è una scoperta recente per me, ma mi sembra la miglior scelta contemporanea e non anacronistica, per scrivere oggi. Le possibilità che offre in termini di ricerca del suono e di atmosfere sono incredibili e affascinanti. In questo momento sto cercando di andare verso una scrittura sempre più sottile, vuota, minimale ma allo stesso tempo intensa e potente, e l’ambiente elettronico mi sembra perfetto per questo.
Ti occupi di suono e di frequenze anche fuori dallo studio, in quella che solitamente chiameremmo “vita reale”, lavorando in ambito Ricerca & Sviluppo per una azienda privata. Solitamente si tende a porre agli antipodi la razionalità scientifica (legata ai numeri e all’osservazione di fenomeni oggettivi), e la performance artistica (estemporanea e trascendentale). Mi parli del tuo rapporto col suono, tra lavoro e produzione musicale?
L’attività scientifica viene vista come un’attitudine fredda, metodica e piatta da chi non ha ancora mai conosciuto nessuno che gli abbia parlato di quanta fantasia, imprevedibilità, creatività e entusiasmo ci possa essere dietro la ricerca scientifica. La storia della fisica e delle scienze in genere, è costellata di incredibili menti creative, che devono le loro scoperte alla loro grande capacità di immaginazione e alle loro visioni. L’arte nell’atto creativo, è del tutto simile alla scienza nel senso che è mossa da fantasia, astrazione, piacere e visioni. Io sono piuttosto fortunata nel poter coltivare entrambe le mie passioni e posso dire che mi accompagnano da sempre, fin dalla scuola. Il mio rapporto con il suono passa attraverso le emozioni e attraverso la conoscenza più teorica di cosa è, come si genera, come si propaga, e come si manipola. Capire come funziona un filtro, un effetto particolare, ti fa sentire più consapevole quando sei un studio e più a tuo agio. Sapere che dietro a ogni macchina e strumento reale o virtuale, c’è il lavoro incredibile di altre persone, lo trovo molto emozionante.
A proposito del processo creativo dei tuoi brani: ho letto che hai questa bellissima abitudine (ampiamente condivisa da tutta la redazione di Spinnit) di portare con te un’agendina su cui ti appunti pensieri e parole che poi vai a rielaborare per comporre i testi delle tue canzoni, che sono legati ad esperienze personali. Per quanto riguarda l’aspetto musicale, invece, cosa cerchi quando sei in studio?
In genere cerco suggestioni, mi siedo al piano o davanti al synth e inizio un viaggio. Prendo una strada, ne prendo un’altra, continuo a spostarmi e mi fermo solo dove mi piace quello che sento. Lì metto una bandierina e riprendo a muovermi. Se la musica mi emoziona quando la scrivo, e in genere lo senti davvero bene, te ne accorgi, allora significa che è giusta. Scrivo a strati, cerco un suono grave, profondo, che sostenga il pezzo e mi definisca un ambiente. Sopra a questo, cerco suoni più leggeri, sospesi, che mi aiutino a utilizzare tutte le frequenze dello spettro e rendere il pezzo più ricco e completo in termini di colori. Tutto però viene dietro, molto dietro la voce, che è l’unica cosa che mi interessa che emerga. In questo ultimo lavoro mi sono dedicata soprattutto a questo aspetto. La voce è un modo di comunicare istantaneo, potentissimo.
Sempre in relazione al processo creativo: per te l’isolamento che abbiamo sperimentato nello scorso anno è stato prolifico o hai vissuto un periodo di stallo creativo?
Per fortuna mi sono trovata totalmente in fase con l’andamento della pandemia: quando è iniziato il lock-down è stato proprio nel momento in cui tornavo dal tour europeo e avevo in programma di rinchiudermi in stanza a scrivere senza sosta, ed è quello che ho fatto. A ottobre ho finito di registrare e completato il mastering del nuovo EP e ho iniziato a dedicarmi alla pubblicazione del mio lavoro a partire da novembre. C’è stata la parentesi di Eurosonic a gennaio, e ora torno con il nuovo singolo. E’ stato casuale, ma per quel che mi riguarda mi sono trovata a lavorare come volevo. Unico neo è stato dover cancellare un tour europeo in estate, ma questo è stato un problema di moltissimi, non solo artisti ma anche e soprattutto professionisti del settore live.
Parliamo di attitude e DIY: ti occupi personalmente di tutto quello che ruota intorno al progetto GOLD MASS, dalla promozione, al booking dei concerti. Il primo disco TRANSITIONS è stato prodotto da Paul Savage (già produttore di Mogwai, Arab Strap, Franz Ferdinand) che ha dato “un vestito più nobile” all’album. Per il tuo nuovo EP, SAFE, hai deciso di fare tutto in autonomia: cosa significa per te essere un’artista indipendente? Hai mai pensato “ma chi me lo fa fare”?
Mai, sinceramente mai. Sono disponibile a lavorare con una squadra di professionisti che mi seguano e credano nel progetto, ma finché non trovo qualcuno che ci veda la luce che vedo io e che sia pronto a dedicarci energia, cuore e tempo, preferisco correre sola. Più passi muovi in modo indipendente, più impari, più hai meno bisogno. Attualmente il mio progetto, come tanti altri progetti, dimostrano che una persona può tranquillamente scrivere musica, pubblicarla secondo una propria strategia, curare la comunicazione e la promozione, lavorare al booking per suonare ovunque in Europa, curare il progetto grafico e stampare dischi. Tutta la filiera è coperta. C’è un buon numero di artisti con cui mi sento regolarmente, ai quali dedico tempo e condivido quella che è la mia esperienza, con suggerimenti pratici su come fare a pubblicare, su che tipi di contratti di distribuzione esistono, su cosa fanno le società di collecting e cosa è e cosa significa il diritto d’autore. Tutto questo movimento credo sia buono per il settore musicale, e che un musicista sia anche consapevole del suo mestiere è solo una buona cosa. L’arte viene vista troppo spesso come un mondo a parte, ma se ci pensi bene, sarebbe impensabile che un qualsiasi altro lavoratore vivesse esclusivamente impegnato a svolgere la sua mansione, senza mai conoscere i suoi diritti e come gira il mondo attorno a lui. Nel mio caso, ho voluto dedicarmi anche alla produzione artistica ed è stato incredibilmente divertente per me e un’evoluzione naturale del percorso che sto intraprendendo.
Essendo SAFE il tuo secondo lavoro ti chiedo questo, parafrasando un noto rapper capelluto nazionale con le sue Verità Supposte: è vero che il secondo EP è sempre più difficile nella carriera di un’artista?
Ahahah! questa canzone mi torna in mente a volte. A essere sinceri però, nel mio caso, non me ne sono curata mai neanche un momento. Mi piace scrivere, mi è sempre piaciuto, scrivo con continuità e anche velocemente, non sento timori e paure nel rischiare di non piacere. Non me ne curo e basta. Credo che l’arte questa debba davvero farlo: bastare a sé stessa. Se l’opera che hai realizzato piace o non piace, non è affare tuo. Anche perché, se l’hai scritta in modo sincero e autentico, non saresti in grado di scriverla diversamente. Per cui, il secondo album per me è la mia evoluzione, se questa piace o meno non mi interessa. Se piace alle stesse persone a cui era piaciuto il primo disco oppure no, non mi interessa. Se piace o no a persone nuove, può essere, ma anche in questo caso, è indipendente da me, non ci posso fare nulla. L’unica cosa che posso e devo fare io, è essere sempre me stessa. Non sempre gli artisti hanno osato essere sempre se stessi, perdere pubblico, guadagnarne altro. Dylan sì, ha osato tutto. Qualcosa si deve pur imparare dall’esperienza degli altri.
Confrontando i due nuovi singoli usciti, l’omonimo Safe prima e Space dopo, con i brani presenti in TRANSITIONS ho notato che le atmosfere sono molto più eteree ed elettroniche, alcuni passaggi mi hanno fatto pensare ad alcuni brani di Alva Noto e Ryoji Ikeda. Era un risultato ricercato o è stato un processo spontaneo che delinea una svolta nelle tue sonorità?
Entrambe le cose insieme. Come ti dicevo, ho voluto lavorare a sfoltire, togliere, lasciare solo l’essenziale. Volevo scrivere pezzi minimali, rarefatti e profondi. Questo è anche il tipo di musica che sto ascoltando maggiormente nell’ultimo periodo. In più, ho voluto che tutti i pezzi fossero letteralmente appesi alla voce, che risulta quindi sostenere l’intera composizione. Ma questo è anche il modo naturale in cui sono nati i pezzi che ho scritto. Ho dovuto solo lasciare che venisse fuori in sintesi la storia degli ultimi ascolti, del mio gusto recente, del mio nuovo piacere di ascolto. Tutto qui.
Ti abbiamo chiesto di comporre una playlist e hai sfornato una freschissima selezione di dieci brani al cui interno si trovano un sacco di perle: Tindersticks, Tricky, Sharon Van Etten, Moderat, James Blake per citarne una metà. Cosa ci puoi dire di questi brani?
Eh, tante cose.. che quasi rischio di non finire più. Cerco quindi di essere lapidaria, dicendo che chi non conosce questi pezzi, si perde davvero tanto! Jupiter 4 è una canzone incredibile, c’è un’energia là dentro che è pazzesca e viene fuori incredibilmente nelle peroformance live di Sharon. Altra incredibile performance live che è apparsa recentemente online è quella di Tricky con il pezzo Hate This Pain, quasi conviene ascoltare proprio quella performance piuttosto che il pezzo in studio, perché è semplicemente incredibile e intensa. Tindersticks, chi non li conosce, non può dire di essere totalmente felice. La vastità che c’è dentro la voce di Stuart Staples.. Basta non dico altro!
Grazie per “essere passata” da Spinnit. In attesa di vederti suonare dal vivo ti facciamo i migliori auguri per il futuro prossimo e speriamo di vederti in studio, impegni permettendo!
Grazie a voi, è stato un vero piacere! A presto
Categorie