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The Sky is Still Clearing

Quando sono spettatrice di una scomparsa, non riesco più a parlare.

Resto immobile per giorni, in cerca di una spiegazione persino al mio comportamento. Diventa tutto incomprensibile. La vita, la morte, la gioia e il dolore sembrano essere senza anima. Un buco nero che non ha né entrata né uscita.

Spesso mi sono chiesta perché succede e cosa scatena davvero nella mente di una persona, la perdita. Perché la morte è quello: una perdita. È una vita che se ne va e diventa il pezzo mancante di una persona ancora viva , un vuoto che non potrà mai più essere colmato.

Rimane il ricordo e forse, se lo si tiene bene stretto, è l’unica vera consolazione a disposizione.

Vi starete chiedendo perché parlare di un argomento così soggettivo per chiunque, questa volta ho sentito di non dover rimanere immobile. Non sempre fa bene, anzi quasi mai.

Così sono qui, seduta alla scrivania. Guardo fuori e c’è una bellissima giornata di sole, eppure quando è scomparso Joey Jordison il cielo piangeva. Ho sempre creduto che quando torna il sole è perché lo spirito di una persona arriva dove era destinato.

Pur non avendo mai avuto la reale possibilità di suonarla , la batteria è sempre stato uno strumento importantissimo per me. Della musica mi aveva colpita prima quello che tutto il resto. Ci ho sempre visto uno sfogo, un porto sicuro dove poter scaricare tutta la tensione. Non l’ho mai vista solamente come tecnica o bravura nel sapere tenere il ritmo (che già non è poco); eppure ha sempre avuto un potere su di me diverso da tutto il resto. Mi riporta all’età più difficile, quella dell’adolescenza, dove ho cercato di capire come funzionasse ma soprattutto cosa muovesse l’artista a esprimere così tanta energia e cosa significasse farlo. Era catartico? Era divertente? O era necessario?

Joey Jordison e The Rev sono stati i primi a farmi nascere questa curiosità. Non che non considerassi tutti gli altri, ma loro sono stati i primi. Ho passato nottate intere a osservare e studiare i loro movimenti sognando che un giorno avrei potuto farlo anche io. Più avanti nel tempo è rimasto solo il rimpianto ma sono ancora legatissima a questo modo di esprimersi e farsi sentire, così mi sono concentrata a distinguere i suoni , ascoltarli e sentirli dentro di me cercando di scandirne la forma e l’essenza.

Dietro tutto quel “chiasso”, c’è una forza incredibile, una dedizione e devozione per il proprio strumento. È allenamento, attenzione, comprensione e ascolto.

Due giorni fa, il mondo ha perso uno dei talenti musicali più influenti degli ultimi vent’anni.

Non importa in che fase lo si abbia conosciuto, perché Joey Jordison è stato influente in ogni sua manifestazione. Che sia negli Slipknot di cui lui fu cofondatore e membro, o nei progetti paralleli c’è una componente che non è mai mancata in nessuna di queste sue esperienze : la passione, l’energia e l’amore per ciò che faceva. Qualità per nulla scontate.

Non solo il suo modo di suonare è stato d’ispirazione per molti musicisti ma anche il suo atteggiamento verso ciò che amava di più.

Dal carattere molto riservato, ha sempre dato tutto alla musica, non amava perdersi in troppe parole faceva i fatti con il suo straordinario talento e sensibilità.

Non eseguiva, creava qualcosa di nuovo ogni volta.

Nel 2010, era stato votato come miglior batterista degli ultimi 25 anni dai lettori di Rhythm , superando nomi come Mike Portnoy, Dave Grohl e Neil Peart. Quando gli venne chiesto di fare dichiarazioni a riguardo fu altrettanto umile e riservato nel commentare:

“A corto di parole. Questo è al di là dell’incredibile. Qualcosa di simile mi ricorda ogni giorno perché continuo a fare questo. “

Non ho mai avuto bisogno di chiedermi come mai fosse così influente, perché bastava ascoltarlo, vederlo suonare. Il suo ritmo è stato schiaffo, carezza, bastone e martello. Un suono estremamente riconoscile. Non si può dimenticare e non si deve dimenticare. Perché lo sarà ancora per le generazioni a venire e quelle che verranno di conseguenza.

Il ricordo, come dicevo prima, diventa un dono inestimabile in questo momento. E per quanto sia banale dire “che un artista non muore mai perché rimane la sua musica”, è davvero così ma è comunque compito di chi lo ascolta lasciare che non venga dimenticato. Tutto ciò che era vivo e contemporaneo adesso diventa del passato ma non sarà archiviato.

Quell’energia che risuona nei suoi frenetici assoli sarà dentro il battito cardiaco di chi lo ha ascoltato con altrettanta passione.

Grazie Joey. Per tutto quello che ci hai lasciato non ti preoccupare, ne faremo buon uso.

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