Verdena – Volevo Magia
[Disclaimer: SpinnIt è morto a causa di Volevo Magia dei Verdena. Quindi il minimo che potevo fare era parlarne.
Non sarà una recensione vera e propria, né tantomeno andrò a dare un voto o un giudizio di valore basato su chissà quale aspetto; vi dico quello cosa ne penso io, @protofra, su un disco che ho aspettato tantissimo.]
La genesi
Ne hanno parlato praticamente tutti, compresi i Verdena, a più riprese: questo disco è, in realtà, l’unione di brani realizzati in due periodi distinti, prima della pandemia e dopo la pandemia.
In sostanza il trio si era già messo a lavoro intorno al 2017/18; probabilmente alcuni di voi si ricordano notizie del tipo: il disco è pronto, mancano solo i testi di Alberto.
Tutto bello, se non fosse che, come un deus ex machina malevolo, sono accaduti due eventi: la pandemia e la rottura irrimediabile del loro registratore a nastro. [Ndr. fino a Volevo Magia i Verdena avevano sempre e solo registrato in analogico]
Non so dirvi quale delle due notizie abbia devastato di più Alberto, anche se propendo per la seconda. Fatto sta che la pandemia impediva di far uscire l’album nel modo migliore, vista l’impossibilità di suonare live e il registratore rotto impediva ai nostri eroi di proseguire alla vecchia maniera.
Da qui, immagino, dopo un periodo di nulla condito dalla sola colonna sonora del film America Latina – un rimaneggiamento di materiale già esistente, peraltro – è nuovamente a causa di un deus ex machina – questa volta benevolo – che identificherò con Roberta, che i tre si chiudono di nuovo in studio e realizzano altro materiale.
L’insieme dei due periodi di registrazione, quindi, porta alla tracklist di Volevo Magia.
Come distinguere il materiale pre-pandemia da quello post? Ce lo dicono loro che, sì, ogni tanto parlano:
“Secondo me le canzoni nate dopo il Covid sono quelle più elettriche, anche a livello di vibrazioni”; “Sono anche quelle veloci: Volevo magia, Carabinieri (non è finita nel disco, nda), Crystal Ball, Banjo (un’altra rimasta fuori, nda).”
Alberto, Luca e Roberta

Il disco
Tutto questo pippotto iniziale non è stato fatto per far vedere che ne so quanto L’elefante blu, piuttosto per motivare ciò che dirò alla fine.
Parto dalla tracklist, comunque, giusto per dare una parvenza di serietà a chi legge senza sapere nulla di me e di SpinnIt che, ripeto, è morto a causa dei Verdena.
LATO A
Chaise Longue
Paul e Linda
Pascolare
LATO B
Certi magazine
Crystal Ball
Dialobik
LATO C
Sui ghiacciai
Volevo magia
Cielo super acceso
X Sempre Assente
LATO D
Paladini
Sino a notte (D.I.)
Nei rami
LATO A
Questo trittico iniziale fornisce una fotografia perfetta delle caratteristiche principali di quest’album e su come al suo interno vivano tre anime distinte, rappresentate da: ballate, brani schizoidi e pezzacci grossi e pesanti; tutto à la Verdena, in ogni caso.
Si parte con Chaise Longue, unico singolo, che è una ballata bella, leggera dove si rivedono i tratti caratteristici dei Verdena dolci: testi (quasi) del tutto privi di significato ma con cui riesci a legare, atmosfere leggere ma di fondo malinconiche e chitarroni; non senza qualche piccolo esperimento sonoro in qua e là, quasi del tutto annullato dalla compressione di merda di Spotify, anche se questa è un’altra storia. [Comprate il vinile prima che finisca!]
Si passa poi a Paul e Linda, che i più bravi sapranno essere un riferimento ai McCartney e quelli ancora più bravi sapranno essere una sorta di omaggio all’anima beatlesiana dei Verdena; quante volte l’avrò letta ‘sta cosa nell’ultimo periodo Dio solo lo sa.
Sta di fatto che, titolo a parte, Paul e Linda è il contraltare, per certi aspetti, di Chaise Longue e ci porta nell’altra anima di Volevo Magia: è molto più elettrica ed energica; tuttavia mantiene gli elementi classici dei Verdena.
Pascolare, invece, è quella cicciona nei suoni, pesante: massiccia! Ecco, forse questo è l’aggettivo giusto per descriverla. Molto Verdena, in ogni caso, e abbastanza Endkadenz, con un assolo di chitarra preso direttamente dai Metallica: ascoltatevi The Memory Remains.
LATO B
Su questo lato, non ho molto da dire, ma non perché abbia perso l’abbrivio e la voglia, ma perché, anche in questo caso, la faccenda si ripete: abbiamo la ballata, Certi Magazine, poi la roba elettrica energica schizoide, Crystal Ball, e infine il pezzaccio, Dialobik.
LATO C
Adesso passo ai due lati che mi hanno incuriosito e appassionato di più di Volevo Magia. I motivi sono molteplici e cercherò di esplicitarli meglio nelle conclusioni. Il punto, comunque, è che entrambi rappresentano ciò che mi aspetto dai Verdena, ma sotto due punti di vista differenti.
Parlando del LATO C: in queste quattro canzoni c’è tutto quello che ho amato degli ultimi Verdena. Tutto quello che mi fa appassionare alle canzoni e per cui mi ritrovo a schiacciare play almeno una volta al giorno su Cielo Super Acceso.
Mi spiego meglio: anche nel caso di queste quattro canzoni ci si muove secondo gli stessi parametri che ho descritto prima, ovvero ballata, Sui Ghiacciai, pezzo elettrico energico, Volevo Magia, pezzaccio Verdenico, che in questo caso sono due , Cielo Super Acceso e X Sempre Assente.
La differenza però, rispetto ai primi 6, è che queste canzoni contengono tutti gli elementi fra sonorità, melodie e testi dei Verdena di Endkadenz. In un certo senso quindi è come trovarsi a casa e poi, si sa: si torna sempre dove si è stati bene.
Anche se non è tutto oro quello che luccica, ma continuate a leggere; ogni cosa avrà senso ad una certa.
Piccole note di colore il finale di Cielo Super Acceso con quello che suppongo sia un demo del brano, che dà anche un’idea di come Alberto scrive i testi e anche se questo forse è un film che mi sono fatto io, l’omaggio ai CSI nel riff di chitarra in X Sempre Assente: ascoltatevi Forma e sostanza.
LATO D
Poi ci sono gli ultimi tre: Paladini, Sino a notte (D.I.), Nei rami. E in qualche modo qui cambia tutto.
Questa sezione, infatti, è tanto Verdena quanto l’altra, ma lo è nell’ attitude. Perché, in questi tre brani ho trovato qualcosa che non mi aspettavo, senza però esserne del tutto destabilizzato.
Paladini è il pezzaccio à la Verdena: grosso, incomprensibile a livello di liriche, imponente ma allo stesso tempo malinconico: forse mi darai luce.
Sino a notte (D.I.), è il frutto – e questa è una supposizione mia – delle serate di Alberto passate a suonare con Viterbini: quel fuzz, quei riff e l’impostazione blues della canzone sono 100% BSBE, dd è una novità.
Nei Rami, e questa chiude il disco, una ballata. Ma non come le altre: ci sono strumenti nuovi, arzigogoli strani, e suona quasi come un finale aperto. Un giorno lei, un giorno lei mi dirà: “mi manchi”.
Tre canzoni, quindi, che pur essendo Verdena non suonano necessariamente Verdena.

Volevamo magia
E ora passo alle conclusioni, sperando di riuscire a dare un senso a tutte le cose che ho in testa.
Parto col dire che adoro i Verdena: sono una band che mi accompagna da praticamente tutta la vita, sono stato anche un po’ simp di Roberta e, insomma: voglio molto bene a quei tre.
Dico anche che il disco mi è piaciuto.
Tuttavia, è il miglior disco dei Verdena? No. È quello che mi aspettavo dopo 7 anni di attesa? Nemmeno. O meglio, non completamente.
Cerco di spiegarmi.
Ogni disco dei Verdena ha rappresentato tanto per me, sia come fan che come persona: le loro canzoni hanno accompagnato larga parte della mia esistenza e non posso non esserci legato. Ogni canzone è connessa ad un periodo, un evento, una persona, un ricordo.
Mettendo da parte me, comunque, questi album hanno significato tanto per la discografia italiana. Sono lavori complessi, con sonorità particolari, ricercate, con intuizioni non indifferenti sotto tanti punti di vista, insomma: sono dei piccoli, ma neanche troppo, capolavori.
Non solo questo, poi, perché hanno dimostrato che nonostante tutto esiste un modo diverso di fare musica.
Tutto bello, quindi? No. Perché il contraltare di tutto questo è l’aspettativa. La convinzione che, alla fine, il giochino si sarebbe ripetuto ancora una volta.
È abbastanza chiaro: album dopo album, anno dopo anno, il trio ha tirato fuori sempre qualcosa di diverso; di sempre meglio secondo alcuni.
A maggior ragione, quindi, dopo 7 anni di attesa, tutti ci aspettavamo l’ennesimo capolavoro. Mi ricordo di aver proferito davvero tante volte frasi del tipo: “chissà che cazzo di disco tirano fuori! sarà una roba assurda! Ma poi dopo 7 anni a lavorarci, pazzesco.”
E poi arriva Volevo Magia, che è bello, lo ripeto ancora una volta, ma non è un capolavoro e soprattutto non è diverso. Non del tutto, almeno.
Non che sia lecito attendersi sempre un masterpiece dai nostri artisti preferiti; come non è nemmeno lecito aspettarsi un continuo rinnovamento, se proprio vogliamo dirla tutta. Eppure, ci credevamo lo stesso. Eravamo sicuri, io per primo, che anche a ‘sto giro avrebbero tirato fuori il coniglio dal cilindro.
Ma non è successo.
E, secondo me, Volevo Magia non è nemmeno quello che si aspettavano i Verdena stessi.
La mia impressione è che i tre, arrivati a un certo punto, si siano scocciati di avere fra le mani tutte ste canzoni e di non averle fatte uscire prima. L’attesa del disco era diventata essa stessa il disco, alimentando ancor di più l’aspettativa di cui parlavo prima.
Non potendo però buttare tutto, l’hanno impacchettato nella maniera migliore possibile tirando fuori un prodotto che fosse, comunque, Verdena. Anche solo per i fan e per liberarsi di ‘sto peso del nuovo album dei Verdena.
Il fatto è che in 7 anni cambiano tante cose: nel mondo, nella vita delle persone, nelle esperienze: si cresce, si invecchia e si cambia. Un’attesa così lunga difficilmente può portare a qualcosa di davvero buono, specie se ciò che la compone non rappresenta l’oggi.
Qui sta un po’ il punto debole di Volevo Magia: è un album che vive di anime diverse fra loro che sono state rese coerenti da alcuni punti fermi della tradizione dei Verdena, ma che, di fatto, sembra incompiuto e, soprattutto, non rende davvero giustizia a quello che quei tre sanno fare: innovare, sorprendere.
Forse, se fossero usciti due dischi separati, uno nel 2019 fatto di ballate malinconiche e uno quest’anno fatto di brani punk/hardcore/metal staremmo parlando dei Verdena che innovano ancora.
Ma così non è.
Per concludere, ché ho già delirato abbastanza: sono, anzi siamo stati tutti scemi, i tre compresi, a pensare che un disco nato con queste premesse potesse comunque essere un capolavoro? Sì, lo siamo stati.
Ma va bene così, e il motivo risiede in tutte le emozioni, i brividi, le sensazioni che la musica ci sa dare e che i Verdena ci hanno sempre dato: la Magia.
E il titolo, a questo punto non casuale, spiega tutto: Volev(am)o Magia.
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